ATTENZIONE: questo capitolo è il diretto seguito di Chapter 1 – La Genesi di Mister P.
E’ notte fonda; dopo una infruttuosa serata con duplice palo da parte di una spagnola ed una australiana ad una festa erasmus, Mister P. si dirige sconsolato al suo scooter
“peccato sai, mi ci avevi quasi fatto credere”
“zitta, Ansia”
“che dici andiamo a casa?”
“sì”
“ma puoi guidare? Guarda che se ti fermano le guardie ti buttano dentro, poi altro che spagnole e australiane… là si parla solo rumeno e croato eh….come te la cavi col rumeno? È una lingua latina pure quella..”
“malino”
“prendiamo un taxi, che dici?”
“paghi tu?”
“ovviamente no”
“fammi finire il cocktail almeno…”
“che poi ripensandoci… pure il maestro di salsa ti dice che balli demmerda….che cazzo lo paghi a fa?”
“non è vero non l’ha mai detto”
“ma si che lo ha detto, sei tu che non lo hai percepito”
“sono abbastanza sicuro di no”
“e poi, pare che sia l’unica cosa che dice negli spogliatoi quando non ci sei”
“ti sbagli e ora te lo dimostro”
Noncurante del fatto che sono quasi le tre del mattino invii un SMS al tuo maestro di salsa fremendo per avere una risposta quanto prima. Sai che è sveglio e che probabilmente starà a qualche serata di ballo con la scuola.
Il testo da te inviato è molto semplice:
‘Ma secondo te, ballo di merda?’
La sua risposta arriva celere, semplice anch’essa:
‘Diciamo che hai ampi margini di miglioramento’
Non è una vittoria, né una sconfitta.
Lo consideri un onesto pareggio.
Nelle strade che ormai si fanno sempre più deserte sotto la tenue luce della luna, ti avvii alla fermata dei taxi visto che sarebbe quanto mai sconsiderato pensare di riuscire a portare il tuo scooter in quelle condizioni, ma prima decidi di effettuare una leggera deviazione per assicurarti che il parcheggiatore abusivo si sia preso ben cura del tuo mezzo, che avevi accuratamente legato al cartello del ‘Divieto di sosta’
Lo trovi lì.
Bravo parcheggiatore abusivo, tu sì che sei una persona seria e affidabile.
Con l’animo in pace ti dirigi alla fermata dei taxi più vicina.
Lo si chiami destino, fato, karma o Stazione Piramide di Roma, ma esattamente di fronte alla fermata del taxi corrono le linee di un tram che mai hai preso e alle cui fermate, una per direzione, vedi loro: la spagnola e l’australiana.
Sono lì, immobili, separate solo dalle rotaie del tram, ignare di essere entrambe entrate nei tuoi sogni erotici ed esserne altresì uscite con la massima celerità.
Ma tutto ciò che è passato, non conta più: loro sono lì.
Ora.
Come se qualche ente superiore ti stesse dicendo ‘oggi mi sento buono, te do n’altra chance!’.
È un segno.
Dio benedica il merdosissimo sistema di trasporto pubblico della capitale che, se avesse peccato di efficienza, o semplicemente avesse funzionato, non ti avrebbe permesso di giocarti questa seconda chance.
Ti prego, non cambiare mai.
“non c’è due senza tre, fidati, vai a casa”
“invece no Ansia, non capisci? È un segno! L’universo vuole che io vada a punti stasera”
“stanotte. Sono quasi le tre, e ti ricordo che domani devi andare al lavoro”
“al lavoro ci penso dopo, ora ho un problema più importante”
“sarebbe?”
“su quale mi butto?”
“sul taxi… buttati sul taxi e vai a casa risparmiando a te stesso un’altra inutile umiliazione”
Socchiudi gli occhi, cercando di isolare il tuo io e reperire in esso un barlume di lucidità: devi fare una scelta; non puoi averle entrambe, questo è chiaro, quindi devi capire quale partita giocare e lo farai nell’unico modo possibile, ossia reperendo nella tua testa le motivazioni che possano favorire una o l’altra.
Devi essere freddo, cinico e soprattutto razionale, non devi pensare all’attrattività fisica.
Non puoi.
Non a quest’ora: devi invece analizzare quale percorso per arrivare al punto risulti essere il meno tortuoso.
Tizia Spagnola: niente barriere linguistiche dal momento che vive a Roma da almeno 6 mesi; con l’altra ti troveresti in lunghi ed imbarazzanti silenzi dovuta alla tua miserrima conoscenza dell’inglese
Tizia Australiana: è australiana, bionda, magnetica, irresistibile, la vuoi, subito, ora, qui.
Tizia Spagnola: il processo di alterazione del tasso alcolico è già avviato, perfettamente in linea con il Manuale del cacciatore – regola 21: nello scegliere tra due prede, orientati sempre su quella che ha bevuto di più. Opporrà meno resistenza, ti troverà più attraente e avrà pretese minori sulla prestazione.
Tizia Australiana: è australiana, bionda, magnetica, irresistibile, la vuoi, subito, ora, qui.
Tizia spagnola: hai un’ottima opening line per attaccare bottone, scusandoti della figuraccia di poco prima; potrebbe instillare in lei un senso di colpa per averti dato il palo; il senso di colpa intenerisce; la tenerezza fa abbassare le difese.
Tizia Australiana: è australiana, bionda, magnetica, irresistibile, la vuoi, subito, ora, qui.
Tizia spagnola: considerato il fatto che sai che rimarrà in città per almeno altri 4 mesi con una performance media potresti garantirti un sodalizio duraturo .
Tizia Australiana: è australiana, bionda, magnetica, irresistibile, la vuoi, subito, ora, qui.
Ok, non stai affrontando la cosa razionalmente, devi cercare di usare gli stessi criteri per entrambe.
Però MIO DIO quanto ti fa sesso l’australiana.
“ehm… coso”
“che c’è Ansia, non lo vedi che sto pensando?”
“quando esci dal tuo autismo vorrei farti notare che l’Australiana ha preso il tram… è andata, gone, forever, bye bye”
“cazzo!”
Per un attimo ti balena l’idea di rincorrere il tram e, come nei migliori film romantici, gridarle a pieni polmoni il tuo amore per lei fino a quando il mezzo si arresti, lei scenda, ti corra incontro e vi scambiate un bacio passionale con tanto di applauso degli altri passeggeri.
Nei film, appunto.
Nella realtà, almeno nella tua, proveresti a fare uno scatto e pochi metri più in là ti troveresti piegato su te stesso in mezzo alle rotaie cercando di evitare di sentirti male, mentre un secondo tram, magari con i fari non perfettamente funzionanti, non vedrebbe la tua sagoma nel buio e ti schiaccerebbe, lasciandoti sul duro asfalto mentre il grasso autista continua la sua marcia fischiettando una canzone di Vasco.
No, la tua vita non può finire così.
Non con Vasco come colonna sonora.
Se il destino vuole Spagna, che Spagna sia.
Ti avvicini alla ragazza sulla banchina.
Ti sorride poco convinta al punto che per un attimo ti chiedi in quale meraviglioso mondo si immagina di essere.
Poco ti importa, attacchi bottone, di nuovo:
“e quindi… questo è il tuo Pijama eh?”
“ma no! non lo è!”
“lo so, lo so… scherzavo… sono il… tipo di prima”
“stronzo…”
“no ma come stronzo! Dai scherzavo, su”
“ti piace?”
“tantissimo”
È una cazzata, ma non è necessario che lo sappia.
Inoltre sorride di nuovo, stavolta più convinta.
Passi i successivi venti minuti a parlare di cose ovvie, slegate tra loro e senza necessariamente una coerenza tra di esse.
Sali sul tram con lei quando arriva, lo fai in maniera spontanea, come se non ti andasse di separarti da quel microcosmo che avevi faticosamente costruito.
E poi vuoi andare a casa.
La sua.
Ignori dove sia diretto il tram, ma vedi dai finestrini le strade susseguirsi velocemente mentre lei ti racconta qualcosa: una storia forse, non riesci a seguirla appieno, la stanchezza e gli effetti dell’alcol cominciano pericolosamente a sommarsi.
Manuale del cacciatore – regola 6: se la distanza dal volto di una gnagna è inferiore ai 10 centimetri è obbligatorio tentare l’arrembaggio con un bacio .
Ti lanci sulle sue labbra che morbidamente accolgono le tue senza intenzione di respingerti. Le lingue si intrecciano, la tua mano finisce dietro la sua nuca e viceversa.
Vi baciate, a lungo.
Riconosce la sua fermata con inaspettata lucidità, eri straconvinto che sareste arrivati al capolinea e avreste ricominciato il viaggio in direzione opposta almeno un paio di volte.
Ti tira per una manica, lo interpreti come un invito a scendere dal tram.
Scendi, camminate qualche centinaio di metri: c’è imbarazzo.
Dì qualcosa, cazzo! Qualunque cosa!
“però… freddino eh”
“già…” – ti risponde lei abbozzando un sorriso.
Sei un idiota.
Ok sei vicino alla meta, sei al giro finale, non puoi perderti qui, non puoi!!
Il tasso alcolico sta scendendo per entrambi ma ormai il primo muro è stato infranto.
“ora ti molla qua. E tu sei a un miliardo di chilometri da casa. Io l’avevo detto che era il caso di ritirarsi”
“no, Ansia, no! c’è ancora speranza, devo solo tenere viva la conversazione”
“non sei in grado… ma ti sei sentito? ‘freddino, eh’… ma chi è che dice una cosa del genere ad una con cui si è appena baciato?”
“ma… io…”
“cammina già davanti a te, ti sta lasciando indietro”
Si ferma di fronte ad un portone; vi guardate qualche secondo in silenzio poi decidi di prendere la parola:
“va bè… io…”
“vuoi salire?”
“E ME LO CHIEDI? Grazie al cazzo che voglio salire!”
Lo pensi, ma temi che troppa euforia comprometterebbe tutto: le dici un ‘sì’ che ritieni essere sufficientemente maschio.
Arrivate al pianerottolo di casa, le ti fa accomodare in camera sua e dopo averti dato un bacio ti dice ‘torno subito’.
Ti siedi sul bordo del suo letto.
“beh, considerando che è stata con metà del gruppo erasmus romano avrà delle aspettative… e delle malattie, chiaramente”
“Ansia non è il momento, fammi concentrare”
Sei lì.
Al buio, in un’anonima stanza di uno sconosciuto palazzo, in un quartiere con cui sei poco familiare con solo una piccola finestra che si affaccia sul cortile interno.
Lei al bagno e tu, come un nuotatore olimpionico prima della finale concentra le sue forze mentali sui dorsali in vista della duecento misti, siedi sul letto, le mani sulle ginocchia, cercando interagire con i tuoi, di muscoli.
O meglio, il tuo.
Te ne servirà uno solo.
‘Capitano, ci sei?’
‘…’
‘Capitano, non mi abbandonare, non ora. Ci sei? ’
Eh sì, ognuno lo chiama come vuole: tu lo chiami Capitano, anche se in quest’ora buia della notte non accenna a dare segni di vita.
‘Capitano, HO BISOGNO DI TE’
‘…buongiorno dottò… che succede’
‘stiamo per entrare in azione, sei pronto? Sei carico?’
‘eh? Azione? Ma che azione, sono le tre di notte passate, gli accordi non erano questi. Avevamo detto 9-24 esclusi i feriali in cui potevo tirare fino le 2. Ma oggi non è feriale. E sono le tre’
‘capitano non fare così, è un’emergenza’
‘ma poi hai bevuto troppo qua è tutto allagato’
‘solo per stavolta, dai… ti imploro!’
‘che strazio… ma senti almeno hai… la pillolina… sai?’
‘quella blu?’
‘non l’ho mai usata, non ne hai bisogno’
‘dai! Ma i miei amici dicono che li revitalizza! ’
‘Mai e poi mai, ce la puoi fare… sbrigati che prima che torna la spagnola’
‘hai detto spagnola?’
‘sì’
‘tetteeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee’
‘no, non in quel senso’
‘tetteeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee’
‘smettila! Intendevo dire che è una ragazza di origini spagnole’
‘ah… e scusa le tette non le ha?’
‘certo che le ha, è una donna…’
‘tetteeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee’
‘va bene, ok! questa è la carica giusta… ce la fai a rimanere carico per…’
‘ti ricordo che stiamo fuori gli orari lavorativi previsti, non avere pretese azzardate’
‘ok facciamo una performance medio – bassa, sperando che l’alcol rallenti la sua percezione del tempo: 10 minuti, me li garantisci? ’
‘8, non uno di più’
‘andata’
‘non hai intenzione poi di fare il bis, vero? ’
‘no’
‘anche perché poi sarei andato in stand by fino a domani a pranzo’
La negoziazione è andata a buon fine.
E appena in tempo, per giunta: la tizia si ripresenta in camera con indosso solo un accattivante completino intimo nero che altro non chiede se non di essere rimosso.
Lo fai con somma gioia.
O almeno, ci provi: la difficoltà che ha un uomo, in stato di ebbrezza, alle tre di notte nell’aprire i ganci di un reggiseno Intimissimi è pari solo a quella di aprire la cassaforte del Cavout del Caesar Palace a Las Vegas con uno spillo e un Chupa Chups.
Ci provi ancora.
E ancora.
Lei nel frattempo si siede a cavalcioni su di te contorcendosi e ansimando: non capisci se sta provando piacere o se ha un attacco d’asma.
Speri la prima, non hai mai fatto un corso di primo soccorso non sapresti come comportarti in caso di attacco d’asma.
E comunque quel cazzo di reggiseno non vuole saperne di aprirsi.
Con una facilità disarmante, e forse provando un senso di pietà nei tuoi confronti, allunga una mano dietro la schiena – UNA, non due – e, slacciati gli infami ganci, lascia cadere il pezzo di sopra sul pavimento.
‘tetteeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee’
‘vai Capitano, vaiiii!’
‘inizio conto alla rovescia: trenta… ventinove’
‘no, oh! Come trenta! Avevamo detto 8 minuti! Devi partire da 480!’
‘ma hai detto ‘vai’! ’
‘ma era per incitarti non era un ordine’
‘ormai è troppo tardi e poi le ho viste’
‘che’
‘tetteeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee’
‘no dai, sono ancora vestito non mi far fare figure di merda’
‘e allora spogliati, io cerco di prendere tempo, ma il processo è ormai inarrestabile’
‘quanto ho?’
‘180 secondi, poi chiudiamo baracca e burattini’
‘ok, mi spoglio’
‘bravo… centosettantanove, centosettantotto…’
180 secondi, tre miserrimi minuti.
Ai tuoi amici la racconterai in maniera diversa.
Molto diversa.
—- TO BE CONTINUED??—-
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